In questo brevissimo articolo spieghiamo un argomento di fondamentale importanza per imprenditori, aspiranti tali e liberi professionisti: la differenza tra regime fiscale e contabile, e tra semplificato ed ordinario.
Un tema che spesso genera confusione, ma che è cruciale per una corretta gestione aziendale.
Faccio una piccola premessa:
quanto dirò è perfettamente in linea con il dettato fiscale, si dovrebbe però considerare anche quanto prescritto dal codice civile coordinato con il codice della crisi d’impresa, ma in questa sede ci concentreremo solo su quanto dettato ai fini fiscali, semplificando al massimo i concetti per renderli comprensibili il più possibile.
Cominciamo dai regimi contabili.
I regimi contabili identificano come deve essere tenute la contabilità della tua attività.
Dal 2023, se gestite una piccola impresa, con un fatturato annuo inferiore a 500.000 euro per imprese esercenti l’attività di servizi, 800.000 euro per le altre attività, potete optare per il regime contabile semplificato.
Questo regime vi permette di concentrarvi solo sulle fatture di vendita e di acquisto, ossia contabilità così detta a “costi e ricavi”, riducendo gli adempimenti amministrativi. In pratica, non si deve tenere traccia anche di ogni movimento finanziario, banca o cassa, ma solo registrare le operazioni commerciali principali, vendite ed acquisti.
Diversamente, superati i limiti, ed n ogni caso obbligatorio sempre, indipendentemente dal fatturato per società di capitali, si ricade nel regime contabile ordinario.
Questo regime prevede una contabilità più approfondita. Oltre a monitorare i costi e i ricavi, fatture di acquisto e vendita, dovete registrare tutte le operazioni finanziarie, ossia i movimenti di cassa e banca, incassi e pagamenti.
Questo regime, oltre essere obbligatorio nei casi esaminati, è più adatto per aziende con una struttura finanziaria e operativa più complessa o che vogliono monitorare le loro performance, poiché offre una panoramica dettagliata della situazione economico e patrimoniale
Passiamo ora ai regimi fiscali.
I regimi fiscali indicano come trovare il reddito imponibile e calcolare le imposte.
Se siete persone fisiche titolari di partita IVA con un fatturato annuo fino a 85.000 euro, e con costi del personale o collaboratori inferiori a 20.000 euro, potete optare per il regime forfettario. Questo regime offre un approccio semplificato alla tassazione, con un’aliquota fiscale fissa sul fatturato. Nei primi 5 anni, per sole le nuove attività, l’aliquota è pari del 5%, mentre successivamente sale al 15%, che è l’aliquota naturale. Il vantaggio principale è la riduzione degli adempimenti amministrativi, nessuna contabilità da tenere, ed una tassazione agevolata.
Il reddito è calcolato applicando una percentuale forfettizzata sul fatturato. Questa percentuale varia in base al codice attività.
Per le persone fisiche, in contabilità semplificata o ordinaria, che non rientrano nel regime forfettario, e le società di persone, hanno quale tassazione l’IRPEF, con i normali scaglioni di reddito. Il reddito è determinato, sempre semplificando, ricavi meno costi deducibili.
Le società di capitali, che possono applicare solo il regime contabile ordinario, lo ricordiamo, il calcolo del reddito è basato sulla differenza tra i ricavi e i costi deducibili, sempre semplificando.
Applicano ai fini fiscali l’’IRES, con un’aliquota del 24%.
Comprendere la differenza tra questi regimi contabili e fiscali è essenziale per non cadere in errore.
Spero che queste informazioni vi siano state utili.
Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, non esitate a contattarmi.